Nuova Pagina



Gianluca "Gaggio" Gaggioli, editore di CorsaNaturale.it
gianluca.gaggioli@libero.it

Editore inoltre di: 
www.naturalbornrunner.it
www.fastpacking.it

2017 -membro redazione di www.trailrunning.it

2015 - 2017 membro della redazione Guida Outdoor di  Skialper
2011  -2015 membro della redazione SpiritoTrail e moderatore del forum di SpiritoTrail

E' iniziato nel 2010, quando uno specialista ortopedico mi disse che se avessi continuato a correre, tempo un mese massimo un anno, m'avrebbero tolto i menischi... e addio corsa... ma io non mi volevo arrendere, da li a sei mesi volevo correre l'Abbots Way, utratrail di 125km... ero da poco più di un anno che avevo iniziato a correre, non avendo mai fatto nessuno sport nella mia vita, obeso e con un passato di eccessi.. correre era la cosa più semplice per cercare di tornare in salute; pensavo che per correre non servisse talento o qualche tecnica speciale che ti insegnano in qualche scuola, si prende un paio di scarpe da corsa e via.. nemmeno sapevo di termini come pronazione, differenziale, eva, wave... poverò me! Ma per quanto sapessi di essere una schiappa, mi ero innamorato del correre, di correre sui sentieri... scoprire che si chiamava trailrunning... La prospettiva di smettere di correre e di tornare ad una vita sedentaria non mi attraeva proprio, e quindi non mi arresi alle parole dello “specialista”, iniziai a informarmi, a scoprire appunto i fenomeni della pronazione, i sistemi di controllo e ammortizzazione. Già correvo con le Nimbus 10, ma pensavo mi avrebbe fatto comodo qualcosa di più ammortizzante, e scoprii le Hoka Mafate, e quindi trovai chi le vendeva in Italia, un certo Vedilei (non sapevo niente della sua biografia sportiva) che di li a qualche giorno sarebbe passato proprio dalla mia città, per partecipare ad una cena che si sarebbe fatta nella sede della società podistica proprio a cento metri da casa mia, alla quale fui invitato ad andare, e dove conobbi alcuni ultramaratoneti come il Mammoli, il Papi, Accorsi, un certo Cudin, e un tipo americano, alto e riccioluto, che mi fu presentato dal presidente della società podistica come Giurecche (pronuncia nostra dialettale del cognome Jurek... ) Ma in quei giorni di attesa che mi separavano da quelle super- ammortizzate che sembravano poter essere la soluzione al mio problema, mi capitò che le mie Nimbus ormai rifinite, sfregandomi sull'alluce (già correvo senza calzini) mi procurò una vescica che mi rese impossibile continuare a correre, e persino a camminare, tanto sfregava sul piede. Così mi tolsi le scarpe, e cominciai a camminare a piedi nudi. Ero su un tratto di pista ciclabile, e faceva male battere il tallone. Decisi quindi di “abbreviare” la sofferenza correndo. E mi resi conto che più correvo veloce, meno soffrivo. E così corsi veloce come non avevo mai corso prima! Ma naturalmente durò poco, non avevo il fisico per reggere tanto... e quindi dovetti rallentare.. e nel rallentare ecco che, per evitare il dolore del battere il tallone, il corpo – per la grande capacità di adattabilità tipica umana, spinta dalla volontà di non soffrire, la PAURA della sofferenza – iniziò a cambiare postura e tipo di passo. E fu così che mi resi conto che si poteva correre altrimenti. E da li mi attaccai su internet per cercare se esisteva una calzatura che permettesse di correre come a piede nudo, ma che permettesse di non bruciarsi la pianta del piede o farsi male sui senteri.... e fu così che conobbi le Fivefingers, che comprai immediatamente. Scoprii anche dei Tarahumara (e anche di Scott Jurek.. ), ma mi sembravano dei superuomini. E fu così che in quel periodo mi ritrovai con un paio di Hoka Mafate e con un paio di Vibram Fivefingers. E non mi ci volle molto per capire quale era la soluzione al mio problema... Una volta acquisita una certa forma, successivamente si può poi passare all'uso di un certo tipo di scarpe , anche protettive, anche ammortizzanti , purchè con un differenziale basso, come giusto compromesso di fronte a certi tipi di percorsi e distanze. E ogni tanto fa bene anche fare qualcosa di poco “naturale”, correre persino col gel o col wave sotto il piede, per stimolare diversamente il piede, perchè l'abitudine è un brutto vizio! Passò un mese ed anche un anno, due,tre, quattro... non mi ricordo quanto tempo è passato! Ho ancora i miei menischi, continuo a correre e a non soffrire alle ginocchia.. Questo grazie alla “paura”, all'istinto di sopravvivenza. Che bello poi ritrovare questo concetto in Born To Run: “Gli esseri umani sono progettati per correre senza scarpe” Alan Webb, matricola del college coi piedi piatti, che grazie ad un allenamento a piedi nudi, riusci a ri-formare l'arco del piede, a rafforzare il piede, che da taglia 48 diventò una 46, e diventare quindi recordman sui 1500 metri nel 2007, allenato da Gerard Hartman, ricercatore e fisioterapista irlandese, per il quale: “La corsa a piedi nudi è stata una delle mie filosofia di allenamento per anni” “Il fatto di mettere la muscolatura del piede fuori condizione è la causa fondamentale degli infortuni “ “la parola “Pronazione” è diventata una parolaccia, mentre in realtà è semplicemente il movimento naturale del piede. Il piede deve pronare.” “Guardate il progetto dettagliato del vostro piede e scoprirete che esso è una meraviglia ingegneristica. La colonna portante del piede è l'arco, la più grandiosa struttura per sostenere il peso che sia mai stata creata. Il bello dell'arco è il modo in cui la pressione lo rende più forte; più voi lo premete da sopra, e più le sue parti si stringono tra loro e lo rendono solido. Nessun muratore degno della sua cazzuola metterebbe mai un supporto sotto il suo arco, dato che è perfettamente in grado di reggere la pressione che gli arriva dall'alto; ma se invece fate pressione da sotto, tutta la struttura di indebolisce. A sostenere l'arco del piede da ogni parte è una rete altamente elastica composta da ventisei ossa, trentatré articolazioni, dodici tendini e diciotto muscoli che si allungano e si accorciano come ponti antisismici sospesi” “i piedi sono sempre pronti a combattere e sono più rigogliosi quando devono lavorare; lasciate che si impigriscano e collasseranno. Teneteli in esercizio, e si inarcheranno come arcobaleni” “Coloro che camminano a piedi scalzi ricevono un costante flusso di informazioni riguardo al terreno e alla propria posizione rispetto ad esso, mentre un piede nella scarpa si trova all'interno di un ambiente che non cambia mai”

Altri siti di riferimento:


http://www.barefootrunning.it/




http://www.correrenaturale.com/